Conservazione dell’energia
Vogliamo applicare al campo elettrico la conservazione dell’energia, prendiamo allora la nostra solita carica sorgente +Q e la mettiamo in un punto dello spazio.
Sappiamo che essa genera tutto intorno a se un campo elettrico. Poniamo in questo campo una carica +q. Cerchiamo di avvicinare +q alla carica sorgente +Q, ad esempio portandola dal punto A al punto B.
Questo non avviene di certo in maniera spostanea visto che le cariche hanno lo stesso segno.
Per portare la carica +q dal punto A al punto B dobbiamo intervenire dall’esterno. Questo lo possiamo fare in due modi :
Caso 1 – Fornendo energia cinetica a +q
Tramite un impulso diamo alla particella la velocità necessaria per arrivare fino in B. Il moto di +q risulterà decelerato fino a fermarsi e poi tornerà indietro.
Caso 2 – Applicando una forza esterna
In questo caso la forza che applichiamo non è impulsiva, ma una forza che continua ad agire nel tempo in modo da spostare, molto lentamente, la particella dalla posizione a alla posizione B. Diciamo che ciò avviene tramite una successione di stati stazionari. Durante tutto il percorso la velocità è quasi nulla. Questo ci serve per non far intervenire l’energia cinetica.
Iniziamo dal Caso 1
Sulla carica +q agisce la forza elettrostatica Fe che tende ad allontanarla. Per avvicinarla a +Q gli forniamo, tramite un impulso, una velocità che chiamiamo WA (usiamo la lettera w e non v, per la velocità, per non confonderla con il potenziale).
Scriviamo l’energia totale posseduta dalla particella nel punto A (usiamo la lettera Σ invece di E per non confondere l’energia con il campo elettrico E).
L’energia nel punto A è formata da una parte cinetica KA e da una parte potenziale UA . L’energia potenziale c’è perchè il campo elettrico ha energia potenziale essendo un campo conservativo.
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VA è il liivello di potenziale nel punto A.
Dato che la forza elettrostatica è conservativa, visto che non ci sono attriti o altre forze di tipo non conservativo, l’energia si deve conservare.
Il livello di energia nel punto A deve essere uguale a quello in B.
Vogliamo trovare la velocità in B. Moltiplichiamo tutto per 2 e dividiamo tutto per la massa m.
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Visto che c’è una radice quadrata, il radicando deve essere maggiore di zero per rimanere nel campo dei reali. Però, se VA < VB , può diventare negativo. Questo è proprio il nostro caso, dato che il livello di potenziale in B è maggiore di quello in A. Il potenziale aumenta mano a mano che ci avviciniamo a +Q.
VA – VB è allora un termine negativo che, se elevato, può far diventare negativo il radicando. Se stiamo risolvendo un esercizio e ci trovaiamo davanti a questa situazione, come la interpretiamo ?.
Molto semplicemente, vuol dire che la carica +q non può arrivare fino al punto B. Con la velocità iniziale che gli abbiamo impresso non può arrivare in B.
Per sapere fino a che punto riesce ad arrivare la particella basta imporre uguale a zero la velocità finale.
Caso 2
Invece di imprimere una velocità iniziale con un impulso, applichiamo una forza esterna Fest
Abbiamo detto che vogliamo avvicinare la carica +q al punto B molto lentamente, con una velocità quasi nulla, senza accelerazione. In pratica con un moto rettilineo uniforme quasi nullo. Questo lo otteniamo con una forza esterna maggiore di un ε rispetto alla forza elettrostatica. ε è una quantità che tende a zero, possiamo allora scrivere
Questa volta ci calcoliamo il lavoro che deve compiere la forza esterna contro la forza del campo elettrico.
Quando ci avviciniamo al punto B la forza esterna compie un lavoro positivo perchè lo spostamento avviene nel suo verso. La forza elettrica, invece, spinge nella direzione opposta, quindi compie un lavoro negativo.
Al posto della forza esterna mettiamo la forza elettrica e svolgiamo il prodotto scalare
Facciamo la sostituzione Fe =qE
Quell’integrale è proprio la definizione di potenziale
Dato che il potenziale nel punto B è maggiore di quello nel punto A, il lavoro è positivo. Il lavoro compiuto dalla forza elettrica sarà uguale ma opposto.